The main goal of the course is to provide students with the legal and interdisciplinary skills necessary for the intercultural use of positive law. The didactic-pedagogical value of the training in intercultural law arises from the progressive and rapid change in the cultural and anthropological-religious composition of state legal system subjects. Hence, the course aims to provide the student with the necessary tools to apply national and supranational law to situations and relationships characterized by cultural and religious difference. The student should learn to exercise cross-cultural legal competence in order to ensure in all cases respect for the principles of freedom, equality, and inclusive pluralism set forth in the Italian Constitution and the fundamental principles of supranational and international legal sources. To this end, it is essential that the student build up specific skills in intercultural and inter-legal translation. This knowledge will be provided during the course through an interdisciplinary training involving the application of notions of translational semiotics to the resolution of practical cases. The crucial focus of teaching is to train jurists/lawyers capable of practicing in global and intercultural contexts so as to support social subjects in the achievement of their interests and the related legal protection. The course is specifically geared toward empowering law students to enter the world of work as ‘global jurists.’ That is, jurists able to put their skills at the service of Italian and foreign law subjects, both nationally and internationally, in their public and daily activities.
As regards practical cases, the student should acquire analytical skills and the ability to process solutions to legal cases by showing good levels of understanding, communication and disposition to deal with contemporary legal experiences in critical-creative terms.
At the end of the course, the student should show adequate knowledge of and ability, respectively:
(a) to analyze and reconstruct in a theoretical-practical perspective the categories of contemporary legal experience in relation to its intercultural projections and the claims for legal protection arising from cultural and religious difference.
(b) articulate basic knowledge related to, in sequence:
1) the methodology of intercultural law applied to the categories of native and other legal cultures and religious laws;
2) intercultural and inter-legal translation and the related semiotic tools;
3) understanding and use of law in a global and inclusive perspective within the circuits of national and transnational secular legal experience.
2030 AGENDA GOALS
5, 8, 10, 11, 16.
As regards practical cases, the student should acquire analytical skills and the ability to process solutions to legal cases by showing good levels of understanding, communication and disposition to deal with contemporary legal experiences in critical-creative terms.
At the end of the course, the student should show adequate knowledge of and ability, respectively:
(a) to analyze and reconstruct in a theoretical-practical perspective the categories of contemporary legal experience in relation to its intercultural projections and the claims for legal protection arising from cultural and religious difference.
(b) articulate basic knowledge related to, in sequence:
1) the methodology of intercultural law applied to the categories of native and other legal cultures and religious laws;
2) intercultural and inter-legal translation and the related semiotic tools;
3) understanding and use of law in a global and inclusive perspective within the circuits of national and transnational secular legal experience.
2030 AGENDA GOALS
5, 8, 10, 11, 16.
scheda docente
materiale didattico
La risposta a queste domande – che probabilmente ogni studente si porrà consultando il programma di questo corso – può essere sintetizzata in una serie di semplici osservazioni. Il diritto è fatto di parole. Le parole sono segni. I segni di cui si compone il diritto servono a interpretare e qualificare il comportamento degli esseri umani e gli oggetti, i fenomeni e gli eventi in esso coinvolti. La corrispondenza e quindi l'applicazione delle leggi a ciascun caso dipende dalla qualificazione dei comportamenti umani restituita dagli interpreti. Questo vale anche per le regole che attraverso le parole, di volta in volta, vengono fornite da ogni sistema giuridico.
La qualificazione della condotta umana non sempre si identifica con un'opera di traduzione. Questo perché nei contesti sociali caratterizzati da una relativa stabilità, la corrispondenza tra le parole del diritto e i fatti sociali è assicurata, in misura maggiore o minore, dalla cultura del corpo sociale e dalla corrispondente omogeneità comunicativa. Eppure, in ogni atto di qualificazione giuridica si annida una traduzione. È così perché anche i fatti hanno bisogno di essere interpretati, e per interpretare qualcosa bisogna trasformarla in un segno. Di conseguenza, l'intera attività giuridica comprende una trasposizione/traduzione del significato dei fatti sociali nel significato delle norme giuridiche affinché queste possano essere applicate attraverso le procedure istituzionali previste. Cosa succede, tuttavia, quando gli usi interpretativi, cioè il modo consolidato di far corrispondere i segni relativi ai fatti sociali e i segni contenuti nel diritto, si entrano in contatto con situazioni di profondo cambiamento sociale? Come accade quando, ad esempio, varia la composizione etno-sociale della popolazione? Quando i cittadini realizzano i loro interessi e diritti attraverso attività che trascendono i confini territoriali e culturali delle singole nazioni e dei loro sistemi giuridici? Quando tutto questo accade, la qualificazione giuridica torna a rivelare l’attività traslativa tra segni, cioè tra domini semiotici, che ne costituisce il nucleo autentico e più profondo. La globalizzazione e la trasformazione multiculturale/multireligiosa delle società nazionali contemporanee corrispondono perfettamente, se non pure in modo eclatante, alle situazioni di cambiamento sopra descritte. Applicare la legge – lavorando come giudici, avvocati, notai, funzionari pubblici o semplicemente agendo come soggetti di diritto – richiede quindi la necessaria acquisizione di capacità e metodologie adeguate a gestire l’attività di traduzione.
Inoltre, quando i cambiamenti sociali comportano differenze culturali e religiose, il traduttore giuridico deve considerare più delle parole di un altro sistema giuridico. Ciò è dovuto alla circostanza che la cultura – così come la religione che la compone o che antropologicamente resiliente in essa nonostante il diffondersi dei processi di secolarizzazione – è un sistema di segni. Non comprende solo parole, ma anche oggetti, azioni, territori, paesaggi, comportamenti, corpi, sistemi viventi e tutto ciò che scambia informazioni con l’ambiente (dalle cellule alle piante, e così via). La traduzione dei fatti in norme giuridiche non avviene solo tra lingue ma, appunto, tra sistemi semiotici diversi e tra spazi di esperienza correlati. In breve, per giungere alla corretta qualificazione giuridica della condotta di persone di altre culture, il giurista/avvocato è chiamato a svolgere una traduzione inter-semiotica. Per servire allo scopo, tale traduzione inter-semiotica dovrà essere contemporaneamente ‘globale’ – in modo da coprire tutti gli aspetti dell’esperienza – e interculturale.
L’analisi di cui sopra ha enormi e immediati effetti pratici. Una vera comprensione di ciò che dice e fa la parte negoziale di una cultura o religione diversa non è possibile senza adottare una metodologia di traduzione semiotico-interculturale. Lo stesso vale per la qualificazione giuridica della condotta nel diritto penale. E ancora, decodificare correttamente il testamento di un testatore sarebbe altrettanto difficile, se non impossibile, senza le conoscenze antropologiche che una metodologia di traduzione semiotico-interculturale comporta.
Il corso è espressamente diretto a fornire agli studenti le competenze necessarie per affrontare l’uso transculturale del diritto. L’acquisizione di queste competenze consentirà loro di navigare sia nella dimensione transnazionale sia nei circuiti di relazioni interculturali che ogni giorno prendono sempre più forma all'interno dei contesti nazionali. Queste competenze possono essere applicate sia alla consulenza legale per le imprese sia all'assistenza legale per le persone coinvolte in relazioni intersoggettive con persone di altre culture; nel lavoro dei giudici, degli avvocati e dei notai; nello svolgimento delle funzioni dei funzionari pubblici e degli operatori di pubblica sicurezza; e così via. Le competenze semiotiche e giuridico-interculturali sono indispensabili per qualsiasi giurista contemporaneo. E questo semplicemente perché oggi il globale si insinua in ogni contesto locale e ha la potenzialità di incunearsi in ogni relazione intersoggettiva – dal commercio all'esperienza familiare – destinata in un modo o nell'altro a transitare sotto la lente del diritto.
In accordo con quanto delineato finora, gli argomenti del corso comprenderanno:
1. Che cos'è la cultura?
2. Che cos'è la semiotica globale e il suo legame con le proiezioni spaziali contemporanee dell'esperienza giuridica?
3. Diritto, cultura, religione: Un approccio interculturale alla secolarizzazione giuridica.
4. Società multiculturali e diritto interculturale.
5. Metodologia della traduzione giuridica transculturale.
6. Diritto contrattuale transculturale.
7. Diritto di famiglia interculturale.
8. Diritto penale interculturale.
9. Pratica legale e uso interculturale del diritto.
Capitoli: 1-6: pp. da 1 a 355.
Ulteriore materiale, anche in relazione alle esigenze didattiche prospettate dagli studenti, sarà indicato dal docente durante le lezioni
Programma
Perché un corso di diritto interculturale e semiotica globale? Perché un giurista/avvocato contemporaneo dovrebbe acquisire conoscenze di semiotica?La risposta a queste domande – che probabilmente ogni studente si porrà consultando il programma di questo corso – può essere sintetizzata in una serie di semplici osservazioni. Il diritto è fatto di parole. Le parole sono segni. I segni di cui si compone il diritto servono a interpretare e qualificare il comportamento degli esseri umani e gli oggetti, i fenomeni e gli eventi in esso coinvolti. La corrispondenza e quindi l'applicazione delle leggi a ciascun caso dipende dalla qualificazione dei comportamenti umani restituita dagli interpreti. Questo vale anche per le regole che attraverso le parole, di volta in volta, vengono fornite da ogni sistema giuridico.
La qualificazione della condotta umana non sempre si identifica con un'opera di traduzione. Questo perché nei contesti sociali caratterizzati da una relativa stabilità, la corrispondenza tra le parole del diritto e i fatti sociali è assicurata, in misura maggiore o minore, dalla cultura del corpo sociale e dalla corrispondente omogeneità comunicativa. Eppure, in ogni atto di qualificazione giuridica si annida una traduzione. È così perché anche i fatti hanno bisogno di essere interpretati, e per interpretare qualcosa bisogna trasformarla in un segno. Di conseguenza, l'intera attività giuridica comprende una trasposizione/traduzione del significato dei fatti sociali nel significato delle norme giuridiche affinché queste possano essere applicate attraverso le procedure istituzionali previste. Cosa succede, tuttavia, quando gli usi interpretativi, cioè il modo consolidato di far corrispondere i segni relativi ai fatti sociali e i segni contenuti nel diritto, si entrano in contatto con situazioni di profondo cambiamento sociale? Come accade quando, ad esempio, varia la composizione etno-sociale della popolazione? Quando i cittadini realizzano i loro interessi e diritti attraverso attività che trascendono i confini territoriali e culturali delle singole nazioni e dei loro sistemi giuridici? Quando tutto questo accade, la qualificazione giuridica torna a rivelare l’attività traslativa tra segni, cioè tra domini semiotici, che ne costituisce il nucleo autentico e più profondo. La globalizzazione e la trasformazione multiculturale/multireligiosa delle società nazionali contemporanee corrispondono perfettamente, se non pure in modo eclatante, alle situazioni di cambiamento sopra descritte. Applicare la legge – lavorando come giudici, avvocati, notai, funzionari pubblici o semplicemente agendo come soggetti di diritto – richiede quindi la necessaria acquisizione di capacità e metodologie adeguate a gestire l’attività di traduzione.
Inoltre, quando i cambiamenti sociali comportano differenze culturali e religiose, il traduttore giuridico deve considerare più delle parole di un altro sistema giuridico. Ciò è dovuto alla circostanza che la cultura – così come la religione che la compone o che antropologicamente resiliente in essa nonostante il diffondersi dei processi di secolarizzazione – è un sistema di segni. Non comprende solo parole, ma anche oggetti, azioni, territori, paesaggi, comportamenti, corpi, sistemi viventi e tutto ciò che scambia informazioni con l’ambiente (dalle cellule alle piante, e così via). La traduzione dei fatti in norme giuridiche non avviene solo tra lingue ma, appunto, tra sistemi semiotici diversi e tra spazi di esperienza correlati. In breve, per giungere alla corretta qualificazione giuridica della condotta di persone di altre culture, il giurista/avvocato è chiamato a svolgere una traduzione inter-semiotica. Per servire allo scopo, tale traduzione inter-semiotica dovrà essere contemporaneamente ‘globale’ – in modo da coprire tutti gli aspetti dell’esperienza – e interculturale.
L’analisi di cui sopra ha enormi e immediati effetti pratici. Una vera comprensione di ciò che dice e fa la parte negoziale di una cultura o religione diversa non è possibile senza adottare una metodologia di traduzione semiotico-interculturale. Lo stesso vale per la qualificazione giuridica della condotta nel diritto penale. E ancora, decodificare correttamente il testamento di un testatore sarebbe altrettanto difficile, se non impossibile, senza le conoscenze antropologiche che una metodologia di traduzione semiotico-interculturale comporta.
Il corso è espressamente diretto a fornire agli studenti le competenze necessarie per affrontare l’uso transculturale del diritto. L’acquisizione di queste competenze consentirà loro di navigare sia nella dimensione transnazionale sia nei circuiti di relazioni interculturali che ogni giorno prendono sempre più forma all'interno dei contesti nazionali. Queste competenze possono essere applicate sia alla consulenza legale per le imprese sia all'assistenza legale per le persone coinvolte in relazioni intersoggettive con persone di altre culture; nel lavoro dei giudici, degli avvocati e dei notai; nello svolgimento delle funzioni dei funzionari pubblici e degli operatori di pubblica sicurezza; e così via. Le competenze semiotiche e giuridico-interculturali sono indispensabili per qualsiasi giurista contemporaneo. E questo semplicemente perché oggi il globale si insinua in ogni contesto locale e ha la potenzialità di incunearsi in ogni relazione intersoggettiva – dal commercio all'esperienza familiare – destinata in un modo o nell'altro a transitare sotto la lente del diritto.
In accordo con quanto delineato finora, gli argomenti del corso comprenderanno:
1. Che cos'è la cultura?
2. Che cos'è la semiotica globale e il suo legame con le proiezioni spaziali contemporanee dell'esperienza giuridica?
3. Diritto, cultura, religione: Un approccio interculturale alla secolarizzazione giuridica.
4. Società multiculturali e diritto interculturale.
5. Metodologia della traduzione giuridica transculturale.
6. Diritto contrattuale transculturale.
7. Diritto di famiglia interculturale.
8. Diritto penale interculturale.
9. Pratica legale e uso interculturale del diritto.
Testi Adottati
M. Ricca (2023), Intercultural Spaces of Law: Translating Invisibilities. Springer: Cham.Capitoli: 1-6: pp. da 1 a 355.
Ulteriore materiale, anche in relazione alle esigenze didattiche prospettate dagli studenti, sarà indicato dal docente durante le lezioni
Modalità Valutazione
L'esame sarà orale e consisterà nell'accertare l'acquisizione da parte dello studente delle categorie fondamentali della metodologia giuridico-interculturale e della traduzione inter-semiotica così come definite dal programma e dagli obiettivi formativi. Nella valutazione dell’esame, la determinazione del voto finale terrà conto, in sequenza: del livello e della qualità della conoscenza degli argomenti trattati a lezione e/o presentati nei testi adottati; della capacità di analizzare i singoli aspetti metodologici e sostantivi del diritto interculturale in modo critico; della capacità argomentativa rispetto alle singoli questioni; della capacità di applicare gli elementi teorici e metodologici del diritto interculturale e della traduzione intersemiotica ai contesti pratici; l’acquisizione della terminologia propria della disciplina studiata.